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L’inizio della Fase 2 ha spinto molte aziende a ripensare l’uso dello smart working. Eppure, la normativa richiama ancora questa modalità come strumento utile alla prevenzione del rischio da contagio.

Fino al 14 giugno 2020, sarà in vigore il D.P.C.M. 17 maggio 2020 che riporta ancora queste indicazioni:
Art. 1 comma 1 lettera ll lettera a:
“ll) in ordine alle attività professionali si raccomanda che:
a) sia attuato il massimo utilizzo di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza;”.


Analogamente, l’articolo 2 comma 1 richiama ancora l’applicazione del Protocollo d’Intesa del 24/04/2020:
“Sull’intero territorio nazionale tutte le attività produttive industriali e commerciali, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 1, rispettano i contenuti del protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus covid-19 negli ambienti di lavoro sottoscritto il 24 aprile 2020 fra il Governo e le parti sociali di cui all’allegato 12, […]”.


All’interno del suddetto Protocollo d’Intesa, è riportato quanto segue:
“Il lavoro a distanza continua ad essere favorito anche nella fase di progressiva riattivazione del lavoro in quanto utile e modulabile strumento di prevenzione, ferma la necessità che il datore di lavoro garantisca adeguate condizioni di supporto al lavoratore e alla sua attività (assistenza nell’uso delle apparecchiature, modulazione dei tempi di lavoro e delle pause).”


Lo stesso Protocollo, richiama il rischio di contagio legato al trasporto pubblico:
“È essenziale evitare aggregazioni sociali anche in relazione agli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro e rientrare a casa (commuting), con particolare riferimento all’utilizzo del trasporto pubblico. Per tale motivo andrebbero incentivate forme di trasporto verso il luogo di lavoro con adeguato distanziamento fra i viaggiatori e favorendo l’uso del mezzo privato o di navette.”

Pertanto, lo smart working, anche nella fase 2, rimane la forma preferibile di svolgimento del lavoro nell’ambito della riduzione del rischio di contagio anche correlato ai trasferimenti casa-lavoro, considerando l’eventuale necessità di usare mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro. Se, dal 15 giugno, il protocollo non venisse confermato, anche la prescrizione di utilizzo il più possibile dello smart working decadrebbe.

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