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La Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione ha pubblicato il documento “Linee di indirizzo per la prevenzione della diffusione della legionella”.

Il documento analizza i principali ambiti di rischio legate alla diffusione del batterio quali:

  • Modalità di trasmissione;
  • Sorgenti di infezione;
  • Luoghi e occasioni di infezione;
  • Fattori di rischio ambientali;
  • Fattori di rischio personali.

I casi di Legionellosi sono aumentati del 25% negli ultimi 3 anni, aumento che viene imputato alla migliore diagnosi, più che ad un vero e proprio aumento dei casi di infezione; prova ne è che sono rimasti stabili i casi nosocomiali e quelli legati ai viaggi, oggetto da sempre di controlli specifici.

I lavoratori potenzialmente esposti sono:

  • Lavoratori delle strutture sanitarie;
  • Addetti alla manutenzione dei sistemi di condizionamento dell’aria;
  • Addetti alla manutenzione dei sistemi di forniture d’acqua in piscine;
  • Dentisti;
  • Addetti ai servizi di autolavaggio;
  • Addetti al trattamento delle acque di scarico;
  • Personale ferroviario;
  • Addetti alla manutenzione dei treni.

Si ribadisce che sono fattori di rischio le torri evaporative e dei condensatori.

Vengono, quindi analizzate le criticità legate ad alcune tipologie di impianti e le misure da adottare al fine del contenimento del rischio:

  • Sistemi di umidificazione;
  • Reti e impianti ad acqua potabile fredda e calda.

Analizziamo le condizioni di rischio legate proprio a quest’ultimo impianto, presente in tutte le aziende:

  • Serbatoi di acqua fredda non adeguatamente isolati termicamente o dove vi è una miscelazione con acqua calda: qui la temperatura può superare i 20 °C e permettere il proliferare del batterio;
  • Ristagno di acqua: evitare rami morti dove l’acqua, ristagnando a temperature superiori a 20 °C, può permettere il proliferare della Legionella;
  • Corrosione, incrostazioni, depositi: possono indurre ristagni localizzati. Il materiale migliore per le tubazioni risulta essere il PVC che non è soggetto a corrosione ed è un buon isolante termico;
  • Invecchiamento dei sistemi di controllo dell’acqua.

Vengono, quindi proposte delle soluzioni per ridurre i rischi di proliferazione della legionella:

generatore termico, utilizzato per produrre vapore negli umidificatori o acqua calda nei sistemi a

produzione istantanea e semi-istantanea deve:

– essere in grado di mantenere una temperatura di 60 °C in condizioni di esercizio normali, compresi i picchi di domanda;

– essere dotato alla sua base di una valvola che permetta lo svuotamento rapido in caso di necessita;

– se viene tenuto in standby o e inutilizzato per piu di 7 giorni, può essere rimesso in attività solo dopo aver portato l’acqua a una temperatura superiore a 60 °C per un’ora;

 

serbatoio di stoccaggio: e necessario che:

– le temperature all’interno del serbatoio siano ragionevolmente uniformi, senza stratificazione: questo risultato si può ottenere utilizzando una pompa di circolazione che elimini la possibilità di stratificazione all’interno del serbatoio di accumulo e isolando adeguatamente l’involucro del serbatoio;

– il serbatoio deve essere in grado di riscaldare l’acqua fino a 70 °C, al fine di avere la capacità di adottare il trattamento di pastorizzazione, nei periodi di inattività;

– devono essere predisposti punti di prelievo, di scarico e per la pulizia.

– deve essere previsto un accesso o una valvola di scarico di dimensioni adeguate, quest’ultima nel punto piu basso, per evacuare eventuali fanghi presenti all’interno del serbatoio di accumulo;

il rischio potenziale associato alla tubazione di ricircolo durante lo spurgo può essere evitato con una valvola di non ritorno o con una pompa nella parte adiacente alla caldaia;

– per raggiungere le temperature predefinite ai terminali si deve calcolare l’estensione della rete di distribuzione, la temperatura effettiva di stoccaggio, il calo di temperatura attraverso l’acqua del circuito secondario, la perdita di calore dalle tubazioni e dal profilo della domanda di acqua dalla rete di distribuzione: deve essere progettata tenendo presente che:

– vanno evitate linee morte e lunghi tratti in cui l’acqua scorre solo occasionalmente per evitare ristagni di acqua;

– al fine di mantenere le temperature di progetto nelle reti di distribuzione e di minimizzare gli sprechi di acqua, bisogna isolare termicamente sia la rete di distribuzione dell’acqua calda sanitaria sia quella di ricircolo e va prevista una pompa di ricircolo. Nel caso di presenza di due pompe, queste devono essere azionate alternativamente ogni 12-24 ore per ridurre al minimo il ristagno dell’acqua quando la richiesta di acqua e bassa;

terminali: per garantire valori di temperatura tali da evitare scottature alle persone:

– vanno attentamente calcolate la portata nella rete di distribuzione, la temperatura reale di stoccaggio, la caduta di temperatura nel circuito secondario, gli scambi termici lungo la tubazione e il profilo di richiesta dell’acqua;

– i terminali utilizzati raramente vanno eliminati quando possibile; in alternativa, vanno svuotati frequentemente. Nel caso di eliminazione, le tubazioni associate non devono essere semplicemente chiuse, ma rimosse e tagliate nel punto di origine;

– in alternativa all’utilizzo sia della pompa sia della tubazione di ricircolo, si può prevedere l’installazione di un riscaldamento elettrico posto tra l’isolamento termico e la tubazione (anche se questa soluzione e molto raro per necessita di elevata potenza assorbita);

– ciascun rubinetto deve essere identificato da un codice numerico e il primo e l’ultimo rubinetto del circuito devono costituire i riferimenti per verificare se il circuito soddisfa le richieste;

– andamento della temperatura: l’acqua va stoccata a 60 °C e distribuita in modo tale che la temperatura ai terminali raggiunga 50 °C dopo 1 minuto dall’apertura degli erogatori. A questo scopo puo essere utile verificare l’efficacia dell’isolamento termico misurando la temperatura dell’acqua nella rete di distribuzione non in funzione, ovvero in assenza di una richiesta di acqua calda sanitaria. Le temperature che si hanno durante il funzionamento devono essere registrate nel registro di manutenzione;

 

manutenzione: e una operazione essenziale per evitare il rischio da legionella; deve prevedere:

– l’ispezione dei punti di erogazione terminale ad acqua calda, che sono collegati al sistema centrale; ciò e particolarmente importante per i terminali poco utilizzati;

– le operazioni di pulizia, disincrostazione delle pareti e rimozione dei fanghi della caldaia; queste operazioni devono essere ripetute almeno annualmente. I terminali delle docce, cosi come i rubinetti e i relativi rompigetto, le bocchette delle vasche di idromassaggio, devono essere smontati, disinfettati e puliti con frequenza sufficiente ad assicurare una crescita trascurabile dei depositi;

– interventi sulle valvole termostatiche, che devono essere mantenute in condizioni di conformità

e di rispetto delle indicazioni dei fornitori;

– verifica del valore della temperatura di ricircolo e di quella di mandata, che deve essere eseguita mensilmente; la temperatura non deve essere inferiore a 60 °C;

– applicazione di trattamenti chimici laddove c’è il rischio della formazione di biofilm; in alternativa e possibile mettere in circolazione nella rete additivi speciali che agiscano come deemulsionanti e passivanti per le superfici metalliche;

– materiali: vanno scelti materiali a basso rischio da legionella, quali rame, argento e acciaio.

 

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