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Sappiamo molto bene quanto sia l’incidenza di malattie professionali legate alle attività che rientrano nella definizione di movimentazione manuale dei carichi. Questo dato non può che indurci a considerare questi come i rischi su cui focalizzarci con maggiore attenzione.

Nonostante questo, la valutazione dettagliata della MMC risulta ancora una tematica considerata di alta specializzazione, che non rientra tra le competenze della maggior parte di coloro che si occupano di sicurezza e salute dei lavoratori.

Con una serie di articoli, vogliamo offrire una guida rapida in grado di inquadrare il problema, almeno a livello generale, lasciando agli approfondimenti specifici le considerazioni di merito.

Iniziamo questa serie di articoli, con un ragionamento finalizzato al processo di individuazione dei pericoli, finalizzati alla successiva valutazione.

I distretti interessati dai rischi da movimentazione manuale dei carichi sono:

1)     Rachide, principalmente la colonna vertebrale. I danni sono, principalmente, legati alla compressione eccessiva e non longitudinale dei dischi intervertebrali. Subisce gli effetti anche di movimenti molto frequenti che non permettono il recupero fisiologico;

2)     Arti superiori: i danni sono dovuti ad un eccessivo utilizzo delle articolazioni che determinano un’usura elevata, soprattutto, dei punti di contatto tra le articolazioni stesse.

Allo stato attuale, non esistono, invece, norme atte a quantificare il rischio per gli arti inferiori.

Quando analizziamo un compito lavorativo, dobbiamo individuare le situazioni da valutare, tra queste:

1)     Sollevamento di carichi: si parla di sollevamento quando l’operatore solleva carichi superiori ai 3 kg.;

2)     Trasporto: quando un operatore trasporta carichi superiori a 3 kg. per più di 1 metro;

3)     Spinta e traino: quando, agendo con la propria forza, l’operatore spinge del materiale o lo tira verso di sé;

4)     Movimenti ripetuti: quando l’operatore svolge compiti caratterizzati da cicli lavorativi ripetuti oppure se ripete le stesse azioni per più del 50% del tempo di compito, il tutto, per almeno 1 ora al giorno;

5)     Posture incongrue: quando l’operatore mantiene posture scomode per più di 4 secondi consecutivi e ripetuti per una parte significativa del turno.

Questi elementi, sono dedotti direttamente dalle “Domande chiave” della ISO TR 12295 che le riporta come elemento di ingresso alle successive valutazioni.

I distretti interessati sono:

1)     Rachide: sollevamento, trasporto, traino e spinta, posture incongrue;

2)     Arti superiori: movimenti ripetitivi, posture incongrue degli arti superiori.

Particolare attenzione, nel processo di individuazione dei pericoli, va posta in quelle situazioni che possono prevedere anche più situazioni tra quelle proposte.

Si pensi ad un’attività di sollevamento di oggetti di peso superiore a 3 kg. Ma che vengono svolte in maniera ripetitiva. In questo caso, avrò possibili effetti sia sul rachide, valutabili mediante l’applicazione della UNI ISO 11228-1, sia per gli arti superiori, valutabili con la UNI ISO 1228-3. Per quanto concerne le posture, invece, queste ricadono, generalmente, all’interno delle valutazioni specifiche, tranne i casi in cui queste risultassero accettabili e sia, quindi, necessario approfondire se l’apporto delle posture possa dare un risultato diverso.

Riprendiamo il caso proposto sopra, e analizziamo gli elementi a carico dei due distretti che analizziamo:

1)     Rachide: sul rachide peserà in maniera significativa la distanza tra il corpo e il baricentro dell’oggetto sollevato, la distanza di sollevamento, la distanza di prelievo e rilascio, l’asimmetria ecc.;

2)     Arti superiori: tipo di presa dell’oggetto, forza necessaria al sollevamento, movimenti delle spalle, del gomito, posizione del polso nel tenere l’oggetto.

Ci sono poi degli elementi comuni ad entrambi e che, per entrambi, rappresentano un fattore determinante: durata e frequenza.

Analizzando un’attività di sollevamento, si potrebbero individuare un numero di azioni tecniche dinamiche molto ridotte, rispetto ai classici compiti ripetitivi ma, in questo caso, ci troveremo un’elevata porzione di azioni statiche con una ricaduta significativa sull’indice di rischio da sovraccarico degli arti superiori.

Diventa, quindi, essenziale un processo di analisi molto dettagliata dei compiti di lavoro e del loro svolgimento nel corso della giornata, al fine di non considerare elementi invece essenziali.

Come fare?

Semplicemente applicando ai compiti lavorativi TUTTE le domande chiave previste dalla ISO TR 12295 senza alcun pregiudizio iniziale. Non partire con: questo è chiaramente un compito di sollevamento, ma, in maniera asettica, analizzarne le caratteristiche per capire se rientrano o meno nelle attività previste dalle singole parti di riferimento.

La ISO TR 12295, per ogni elemento considerato applicabile, permette una valutazione preliminare atta a capire se un determinato rischio possa essere considerato ACCETTABILE, NON ACCETTABILE o dubbio. Tuttavia, il solo fatto di averlo individuato, rende quel rischio presente e da considerare nello specifico.

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