Share Button

Durante la ricarica delle batterie acquose, si ha la produzione di gas idrogeno che può formare atmosfere esplosive. Le soluzioni per evitare l’accumulo sono:
1) ricarica in esterno;
2) impianto di aspirazione;
3) realizzazione di aperture di aerazione;
4) ricarica in locali sufficientemente ampi.

Lo staff di AimSafe regala a tutti i suoi utenti un file con il quale poter calcolare se l’aerazione dei locali o la loro ampiezza è sufficiente ad ottenere un’adeguata diluizione dei gas prodotti.

https://www.aimsafe.it/index.php

Quando parliamo di sicurezza e salute dei lavoratori, spesso capita di imbattersi in affermazioni, tramandate oralmente, prive di alcun fondamento o, quando siamo fortunati, frutto di un estremismo che nulla a che fare con la norma e la tecnica.
Uno di questi è la ricarica dei muletti all’interno di locali chiusi.Qual è il problema legato alla ricarica dei muletti?
All’interno delle batterie dei carrelli elevatori, dei transpallet elettrici e dei commissionatori, è presente un elettrolita composto da acqua (70%) e acido solforico (30%). Quando un singolo elemento della batteria raggiunge il suo livello di carica, inizia l’elettrolisi dell’acqua che produce l’emissione di gas idrogeno che, liberato nell’aria, potrebbe formare atmosfere a rischio di esplosione per miscelazione con l’aria.
Da qui, nasce la convinzione che non sia accettabile ricaricare i muletti all’interno di locali chiusi, per prevenire la formazione di atmosfere esplosive.

Qual è la verità, allora?
Sebbene il processo descritto al punto precedente sia reale, la generazione di gas idrogeno è, generalmente contenuta per ogni singola batteria. Al fine di evitare la formazione di atmosfere esplosive in quantità elevate, è possibile adottare diverse misure:

1) realizzare aree ricarica batterie esterne: in questo caso otteniamo un’elevata diluizione dei gas prodotti determinando, sostanzialmente, una riduzione elevata del rischio di esplosione. I problemi non mancano, però, in quanto devo adottare strumenti che impediscano che i carrelli siano oggetto di furto, senza creare una situazione di scarso passaggio di aria. La scelta possibile riguarda la creazione di box con reti elettrosaldate e tetto spiovente con aperture nella parte alta, visto che l’idrogeno è un gas leggero. Si ricorda che questo determina la realizzazione di strutture fisse, quindi soggette ad autorizzazioni edilizie;

2) realizzazione di impianto di aspirazione: in questo caso, potrei caricare le batterie all’interno dei locali ottenendo l’estrazione di gas che si formano, e il loro convogliamento in esterno. I difetti sono legati al costo dell’impianto in quanto deve essere realizzato con componenti ATEX categoria 1G o 2G e deve garantire il funzionamento durante la ricarica mediante sistema di rincalzo, oppure, mediante collegamento all’alimentazione dei carrelli in modo che, in caso di mancato funzionamento dell’impianto di aspirazione, cessi immediatamente l’alimentazione ai caricabatterie. Essendo un impianto che determina emissioni in atmosfera, è necessario procedere alla richiesta di autorizzazione, generalmente, concessa in via generale;

3) realizzazione di impianto di aerazione forzata: la diluizione dei vapori di gas è ottenibile mediante sistema di aerazione che immetta nel locale una quantità sufficiente di aria dall’esterno. Anche in questo caso, l’impianto deve essere ad alta disponibilità mediante ventole di rincalzo oppure collegamento all’impianto di alimentazione dei caricabatterie. La quantità di aria da immettere è ottenibile utilizzando il foglio di calcolo allegato alla presente;

https://www.aimsafe.it/static/news.php?pk_news=157

3) realizzazione di aperture: realizzando aperture verso l’esterno, nei pressi dell’area di ricarica, posso ottenere un’adeguata diluizione del gas prodotto, fino a scendere sotto il LEL (Lower Explosive Limit). Chiaramente, queste aperture devono trovarsi sul medesimo lato dell’edificio in cui si trova l’area di ricarica. La dimensione delle aperture devono essere uguali o superiori al valore calcolato mediante l’applicazione della CEI EN 62485-3. I valori potete calcolarli usando il file allegato;

https://www.aimsafe.it/static/news.php?pk_news=157

4) ricarica in locali ampi: anche se ricarico in locali privi di aerazione ma sufficientemente ampi, si una diluizione dei gas sufficiente per garantire una concentrazione inferiore al LEL. La dimensione del locale viene anch’essa determinata dalla norma CEI EN 62485-3. All’interno del file, allegato viene calcolato il volume minimo del locale per poter applicare questa condizione.

https://www.aimsafe.it/static/news.php?pk_news=157

Conclusioni
Come vedete, le norme difficilmente impongono una determinata soluzione ma, legati alla valutazione dei rischi, permettono all’imprenditore e ai tecnici che lo assistono di poter scegliere la soluzione più adatta alla propria situazione specifica.

6 comments

  1. Massimo Merlo

    Rispondi

    Vi segnalo che l’articolo non è più attuale (non lo era più già al momento in cui è stato scritto, a dire il vero). La EN 50272-3 è stata ritirata, e sostituita dalla EN 62485-3 che modifica il criterio di calcolo.
    Saluti

    • admin

      Rispondi

      Buongiorno,

      ha ragione, la norma è stata ritirata e ci scusiamo per l’imprecisione.
      A novembre del 2017 abbiamo aggiornato il foglio di Excel per il calcolo ma, erroneamente, non la news.

      Grazie mille per la segnalazione
      Fabio Rosito

  2. Riccardo Selvi

    Rispondi

    Caricare batteria muletto di notte nella ditta nessuna presenza umana si può può esplodere o inciendiarsi il capannone calcolo rischi chi risponde???

    • admin

      Rispondi

      Buongiorno,

      il rischio di esplosione, a differenza del rischio di incendio, spesso risulta non influenzato dalla presenza o meno di personale, in quanto si tratta di un evento pressochè istantaneo.
      Per certi versi, l’assenza di personale determina una riduzione dell’indice di rischio.
      Per quanto concerne la Sua domanda, la responsabilità ricade su colui che ha preso la decisione che ha portato all’evento o non ha preso la decisione che lo avrebbe potuto evitare. Poichè, in presenza delle condizioni previste dalle norme tecniche, il rischio di esplosione è minimizzato, l’eventuale mancata adozione delle prescrizioni di norma potrebbe portare alla condanna del titolare dell’azienda, se non ha predisposto le misure necessarie, oppure su colui che le ha escluse o non ne ha segnalato eventuali anomalie evidenziate.

      Grazie,
      Fabio Rosito

  3. Vito

    Rispondi

    Buonasera Fabio e complimenti per l’articolo. Se ho l’area di ricarica dei carrelli elevatori in ambiente esterno devo fare comunque la valutazione atex e la classificazione delle zone?
    O si può dare per definire zona 1 (entro gli 0,5 m) in prossimità della batteria?
    Grazie

    • Rispondi

      Buongiorno,

      La ringrazio per i complimenti.
      Per quanto concerne la Sua domanda, la CEI EN 62485-3 non discrimina locali chiusi o aree all’aperto. Il processo è sempre quello:
      1) determinare la quantità di aria necessaria per diluire l’idrogeno prodotto durante la carica (6.2.2);
      2) in base ai risultati del punto 1, determinare la superficie di apertura naturale (6.3). Riguardo questo punto, si tenga conto che, a volte, le aree di ricarica esterne, per proteggere i muletti stessi, hanno tre lati chiusi e uno aperto e, spesso, questo lato aperto viene chiuso con ante. Quindi, questa verifica va fatta comunque.
      Rispettati i valori indicati dalla norma, il punto 6.5 riporta quei famosi 50 cm che sono la zona che rimane a rischio. La CEI EN 62485-3 non prevede esoneri a questo punto, quindi si applica anche per zone ricarica all’esterno.

      A presto,
      Fabio Rosito

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *